Piemonte Storia
Piemonte in breve
La preistoria
Nelle valli piemontesi sono diffuse tracce di antiche popolazioni che abitarono la regione molto secoli fa. Quando ancora il Po non esisteva, nell’età della pietra, i cacciatori vivevano nella zona centro-sud del Piemonte, l’attuale astigiano e la zona di Trino, ricca di aree boscose popolate di animali. Risalgono a quel periodo 10.000 - 15.000 anni fa i primi insediamenti documentati. Intorno al 5000 a.C., quei cacciatori diventano coltivatori e cominciano a costruire i primi villaggi per conservare i loro raccolti grazie ai quali stabiliscono le prime forme di commercio. Il Piemonte, come noi lo conosciamo, affonda le sue radici attorno al 1000 a.C., quando tribù residenti in zone diverse entrano stabilmente in contatto cominciando a far transitare attraverso la regione merci verso il nord e il sud dell'Europa. E' storicamente accertato che fino al V secolo a.C. vivono in Piemonte etnie differenziate: a nord gli Insubri di lingua celtica, nella zona del Canavese i Salassi, nel Torinese i Taurini di tradizione Franco-Alpina, nel Monferrato gli Statelli e i Langates di tradizione Liguro-Provenzale e nel Cuneese i Bagienni. Solo con l'espansione gallica nel secolo successivo il Piemonte acquisisce una maggiore omogeneità etnica.
L' età romana
L'espansione romana dell'area alpina occidentale è preceduta da accordi di tipo federativo con le tribù presenti sul territorio. Il primo nucleo abitativo romano si sviluppa tra il 173 e il 125 a.C., nella zona fra il Po, il Tanaro e la Stura (Pollentia/ Pollenzo). Pochi decenni dopo, per controllare i transiti sulla via Aemilia Scauri e il conseguente proliferare di aziende agricole nel Monferrato, viene fondata Dertona (l'attuale Tortona, in provincia di Alessandria). Intorno al 100 a.C. i romani costruiscono la colonia di Eporedia (l'odierna Ivrea, in provincia di Torino), allo scopo di difendere il territorio dalle incursioni delle tribù celtiche che scendono dalla Valle d'Aosta. Il I secolo a.C. rappresenta un periodo di intensa romanizzazione: le mire di espansione coloniale oltre le Alpi obbligano infatti i Romani ad estendere il loro controllo su tutta la regione. Nell’89 a.C., viene concessa la cittadinanza latina alla Cispadania, cittadinanza di cui di cui beneficiarono Alba e Acqui Terme. Un ulteriore impulso proviene dal piano augusteo di conquista e organizzazione dell'intero arco alpino: vengono fondate nuove colonie (Augusta Taurinorum/Torino, Augusta Praetoria /Aosta, Vercellae /Vercelli e Novaria /Novara), riorganizzate le vie commerciali e l'assetto amministrativo. Nascono anche i primi monumenti in pietra dei quali ancora oggi si conservano tracce: edifici, archi, porte, acquedotti, strade. Particolarmente significativi sono l’acquedotto di Acqui Terme, i ritrovamenti di Libarna (Serravalle Scrivia), i bronzi di Industria (Monteu da Po), l’anfiteatro di Ivrea, l’arco augusteo di Susa. La situazione politica rimane invariata fino al III-IV secolo d.C., per poi cambiare radicalmente con le invasioni barbariche e la caduta dell'Impero Romano d'Occidente nei secoli successivi.
Il medioevo
Fra il V e VI secolo tre popolazioni non autoctone combattono per il controllo del Piemonte: Bizantini, Burgundi e Goti. Dopo il 568 il Piemonte, occupato dai Longobardi, viene diviso in quattro ducati: Torino, Asti, Ivrea e San Giulio d’Orta. Carlo Magno invade l´Italia attraverso la Valle di Susa nel 773. I Franchi si impongono come ceto dominante, sovrapponendosi alle etnie locali, organizzando un ordinamento provinciale che sopravvive alla crisi dell´Impero nell´888. Alla fine del IX secolo il Piemonte risulta governato dalla marca d´Ivrea, affidata alla famiglia degli Anscari. Intorno al 950 questo dominio si articola in quattro nuove marche: quella “arduinica” con centro a Torino, quella “aleramica” e quella “obertenga” a sud-est del Piemonte, e quella di Ivrea. Il marchese d´Ivrea Arduino è l´ultimo re italico, prima dell´unione delle corone d´Italia e di Germania. Dopo la sua morte nel 1050, in quasi tutto il Piemonte aumenta il potere dei vescovi e quello di nuove casate in ascesa: i marchesi di Saluzzo nella zona meridionale e i conti di Savoia in Val di Susa. Con il disgregarsi dell’Impero Carolingio, le comunità cittadine si organizzano in liberi comuni per poi confluire nella Lega Lombarda, pronta ad affrontare, intorno alla metà del XII secolo, Federico Barbarossa. Proprio durante la lotta contro l´imperatore la Lega costruisce la "città nuova" di Alessandria. Nel corso del XIV secolo i singoli comuni perdono potere, sottomettendosi alle più forti dinastie presenti sul territorio: i conti di Savoia che controllano ora le valli di Susa e di Lanzo, Ivrea, il Canadese e Cuneo; i principi d´Acaia che dominano su Torino e sulle zone limitrofe verso sud; i marchesi di Saluzzo che possiedono il Saluzzese e le valli del Piemonte meridionale. Il Piemonte sud-orientale (Novara, Vercelli, Asti e Alessandria) è invece sottomesso alla casata dei Visconti di Milano. Nonostante l´articolata composizione politica, in questo secolo il Piemonte inizia ad essere individuato come entità geografica.
L' età moderna
Tra il Quattro e il Cinquecento aumenta il controllo sabaudo sulla regione: il duca Amedeo VIII sottomette i principi d'Acaia, e poi i Visconti conquistando Vercelli. Nel 1531, l'imperatore Carlo V concede alla cognata Beatrice, moglie di Carlo II di Savoia, la contea di Asti e il marchesato di Ceva. Ma il Piemonte in questo periodo è spesso teatro di scontri e di occupazioni militari provocati dalla guerra tra Francia e Spagna. Solo nel 1559 con il trattato di Cateau-Cambrésis, Emanuele Filiberto di Savoia ottiene il controllo delle sue terre. Ma i territori, i gruppi sociali e religiosi che entrano a far parte dello stato sabaudo a partire da metà Cinquecento non sono omogenei: nelle città e nelle valli accanto alla maggioranza cattolica convivono gruppi di ebrei e di protestanti. Forti tradizioni istituzionali locali determinano una gestione diretta della giustizia sottraendosi al controllo centrale di Torino nell'ambito di una forte instabilità politica che divide le varie regioni in filospagnole e filofrancesi. Anche le risorse economiche variano da zona a zona e solo l’introduzione di nuove attività integrative attenua i contrasti economici. Si sviluppano l'allevamento e la tessitura domestica della seta e, verso la fine del Seicento, grazie all'introduzione del mulino da seta, nasce una precoce economia industriale.
Il seicento
Il Seicento costituisce il secolo di formazione dello stato sabaudo. Uno stato fortemente centralizzato, che emana leggi e imposte spesso inique per far fronte a nuove guerre. Anche la politica di costruire dimore e castelli sontuosi come la Reggia di Venaria Reale, il Castello di Rivoli, la Palazzina di caccia di Stupinigi, il Castello di Agliè, il Castello di Moncalieri, il Castello di Racconigi era per i Savoia un segno del loro potere. Dal 1997 il circuito delle residenze sabaude è diventato, per volere dell´Unesco, "patrimonio dell´umanità" e le antiche dimore sono aperte al pubblico. Protagonista dell´ultima parte del secolo è Vittorio Amedeo II di Savoia che sale al trono con un piccolo colpo di Stato destituendo la madre, Giovanna Battista di Savoia-Nemours.Sentendosi troppo vincolato alla corte di Francia, Amedeo II decide di stringere alleanze con l´Impero, andando a bussare alle porte di Vienna, dove vive il cugino Principe Eugenio di Savoia-Carignano-Soissons, fuggito al potere di Versailles, e divenuto grande condottiero della corte imperiale, impegnato a debellare i turchi dall´Europa con la battaglia di Zenta (1697). Amedeo II entra nella Lega di Augusta, voluta da Guglielmo d´Orange, Re d´Inghilterra, accanto alle principali potenze antifrancesi dell´epoca, in gran parte protestanti: Gran Bretagna, Olanda, i Principati di Hannover, Sassonia, Baviera e Brandeburgo, Spagna, Svezia ed Impero Germanico. Lo scontro con la Francia sfocia nella famosa battaglia della Marsaglia (1693).
Il settecento
Nel XVIII secolo Vittorio Amedeo attua una profonda riorganizzazione amministrativa, la "perequazione dei tributi": un lungo processo di verifica delle immunità fiscali ecclesiastiche e nobiliari, dei titoli di proprietà e della qualità della terra. La formazione di una burocrazia e di un esercito efficiente, lo sviluppo dell´istruzione, attira nelle città sempre più gente dalle campagne; in particolare verso Torino, grazie all´espansione della corte sabauda. Sotto Carlo Emanuele III, il regno sabaudo, dopo una cruenta fase di riassetto dinastico del Sacro Romano Impero, è protagonista di una nuova fase espansionistica che ne amplia i confini fino al Lago Maggiore e al Ticino. Importante è la Battaglia dell’Assietta (17 luglio 1747) che merita di essere ricordata per la valorosa resistenza delle truppe piemontesi, che riescono a sconfiggere l´esercito francese. Nella seconda metà del secolo, le crisi economiche diventano più frequenti: nelle città e nella capitale sono le istituzioni assistenziali, soprattutto religiose, ad aiutare una popolazione che diventa sempre più povera. Perché l´ondata innovatrice dell´Illuminismo faccia breccia nell´edificio assolutistico sabaudo, bisogna aspettare l´arrivo delle armate francesi comandate da Napoleone nel 1796.
L' ottocento
Il secolo XIX si apre sotto le insegne del dominio napoleonico. Nel giugno 1800 l'imperatore riporta a Marengo, in provincia di Alessandria, una delle sue più famose vittorie. Con il decreto del 1801 il Piemonte viene annesso alla Francia mentre l'area del novarese entra nell'orbita della Repubblica cisalpina. Qualche anno dopo, con la fine della dominazione napoleonica, la Restaurazione restituisce ai Savoia i loro possedimenti. In Piemonte soffia il vento del Risorgimento che porta gli influssi del liberalismo europeo e i fermenti politici e ideali di numerosi esuli provenienti da ogni parte della penisola che trovano rifugio soprattutto a Torino. Intorno al 1850 la regione e in particolare la monarchia sabauda, si impegnano nell' unificazione dell'Italia, avviata con i primi moti nel 1821, proseguita con le guerre d'indipendenza (battaglia di Novara - 1849) e portata a termine, con l'esclusione di Roma, nel 1861. Le riforme di Cavour producono a loro volta, sensibili mutamenti nell'assetto economico e sociale della regione, ancora molto antiquato rispetto ai moderni stati europei. Con la comparsa delle prime manifatture su scala industriale, si dà avvio a una conduzione più capitalistica delle campagne, basata sullo sviluppo degli investimenti fondiari e sul rinnovamento delle colture. Dopo l'unificazione il Piemonte affronta una travagliata fase di transizione con il trasferimento della capitale del nuovo Regno d'Italia da Torino a Firenze (1864). L'economia agricola viene messa a dura prova dalla recessione che piega per oltre vent'anni l'Europa e dalla guerra doganale con la Francia. Perduto il primato politico, l'ex capitale subisce una serie di tracolli finanziari: le principali banche torinesi, coinvolte nella speculazione edilizia di Roma divenuta capitale, falliscono. Bisogna aspettare la svolta liberale della politica di Giovanni Giolitti per superare la crisi e dichiarare terminata la lunga recessione dell'economia italiana.
Il novecento
Nel corso del Novecento il Piemonte è sede di importanti movimenti. A Torino il liberalismo conta protagonisti illustri come Giovanni Giolitti, Francesco Ruffini, Luigi Einaudi, Piero Gobetti. Nelle fabbriche torinesi il movimento operaio compie le sue prime esperienze con il sindacato, mentre nell'ex capitale subalpina, nasce il partito comunista di Gramsci e Togliatti. Contemporaneamente il capitalismo italiano conosce a Torino e in Piemonte, con l'avvio di aziende importanti come Fiat e Olivetti, una delle stagioni più fortunate. E, sempre a Torino, compiono i primi passi il cinema, il telefono, la radio, la televisione, la moda, il calcio. La città piemontese diventa il luogo della speranza per migliaia di persone proveniente dal Sud Italia alla ricerca di un lavoro. L'immigrazione degli anni 50 resta un fenomeno senza pari nella storia del nostro paese, un fenomeno che ha significato boom demografico ma anche conflittualità sociale tra persone appartenenti a diverse culture. Torino è lo specchio esemplare dell'universo piemontese, dei suoi retaggi tradizionali e delle sue spinte più innovative. Il Piemonte è la regione dove si concentra una delle più alte quote di piccoli proprietari di appezzamenti di terra e il maggior numero di borghi e villaggi. Ma è anche la regione che, accanto a questi segni di continuità con il passato, ha saputo rinnovarsi nell'ottica della modernità. Il Torinese e il Biellese hanno accentuato la loro vocazione industriale; il Canavese e le Langhe hanno saputo creare un'importante industria integrata con il territorio, così come hanno fatto territori tradizionalmente più poveri come l'Astigiano, l'Alessandrino, il Novarese e il Vercellese. Il Piemonte del Terzo Millennio è un nodo strategico che fa da asse alle nuove vie di comunicazione europee, con un compiuto patrimonio di sapere scientifico, capacità di progettazione e trasmissione di nuovi saperi, che tengono conto di un'eredità storica strettamente connessa al proprio territorio.