Il Tartufo, i Vini e altro
IL TARTUFO, I VINI E ALTRO
Il tartufo entra nella storia dell’Albese in modo del tutto naturale, a testimonianza di un rapporto antico con la cultura e l’economia di Langa e Roero. Triffole o tartuffoli figurano infatti fra le spese che le varie Comunità sopportano annualmente per ingraziarsi feudatari o conti o per ammansire l’invasore di turno.Ma il tartufo trova voce anche nei magri bilanci contadinie allorché nel 1741 il conte Carlo Giacinto Roero di Vezza cerca di regolamentare tale materia, la Comunità vezzese protesta vigorosamente. Ai Bandi Campestri che stabiliscono che “chi sarà ritrovato a far cavi ne’ prati ed altri siti altrui per cavar triffole o sian tartufi cadrà in bando per cadun cavo di lire 0,10″, la Comunità contrappone l’interesse dei particolari, in quanto “questo si è un frutto dato dalla provvidenza a quei miserabili paesi di collina, col quale si soccorrono li poveri abitanti, mentre col prezzo loro supliscono in parte al pagamento de’ reggi tributi”. Appare chiaro lo stretto legame del tartufo con l’economia contadina, mentre si indovina una sua maggior diffusione, giustificata senz’altro dall’abbondanza di piante tartufigene e dalle cure all’epoca riservate ai boschi. Della vivacità che, nell’Albese, da sempre anima il mondo del tartufo sono altresì testimoni le leggende, le fantasie che aleggiano sulle colline. Le “triffole”, secondo un’immagine cara alla cultura popolare, segnerebbero i sentieri delle fate e degli gnomi, mentre le loro forme irregolari e bitorzolute sarebbero dovute “al baticheur ëd le piante che a stan për andurmisse” (al batticuore delle piante che stanno per addormentarsi). Ostentate e date per certe sono le proprietà afrodisiache delle “triffole”, per cui trova qui credito la tradizione che vuole la passione per i tartufi galeotta per l’incontro fra l’irrequieto Vittorio Emanuele II e la Bela Rosin. E, se così fosse, non a caso le Langhe ed il Roero sarebbero stati il teatro della loro storia d’amore. Alcuni chilometri a sud di Torino, Asti è la città in Piemonte dal fascino discreto e riservato, nota per le cento torri e per il Palio. L'impianto urbanistico del centro storico dove si scorgono le torri mezzate, ha mantenuto la pianta a raggiera tipica dei comuni medievali, consentendo una comoda esplorazione a piedi o in bicicletta. Asti si svela insolita anche nei suoi sotterranei, con la cripta di S. Anastasio. La sua storia medievale riprende vita alla terza domenica di settembre di ogni anno, quando viene allestito un grande corteo storico di più di mille figuranti e la Corsa del Palio, che si svolge in piazza Alfieri. Da queste parti l'esperienza con l'arte si abbina a quella col gusto del vino astigiano - il barbera d'Asti in primis - del tartufo, del gran bollito o della bagna caoda. Alba, capitale delle Langhe, è la patria italiana del tartufo bianco: in questo che è il secondo comune più importante della provincia di Cuneo, dal 1929 si tiene la fiera del tartufo nota in tutto il mondo che nel corso degli anni ha richiamato personaggi come Joe Di Maggio, Alfred Hitchcock, Sofia Loren attratti dai frenetici scambi e trattative sul profumatissimo e pregiatissimo fungo che viene annusato, osservato, studiato nella forma e nelle dimensioni. La tradizionale Fiera Internazionale è un appuntamento da non perdere anche per partecipare a rievocazioni medievali nei borghi albesi, con degustazioni di vini e ricette tipiche a base di tartufo. Non bisogna dimenticare una passeggiata nel centro storico, dove spicca l'imponente Cattedrale di Alba, situata in Piazza Risorgimento, espressione dell'architettura tardo-gotica, pur se con diversi rimaneggiamenti.