Langhe Storia
Il Periodo Romano
La storia di Neive potrebbe cominciare dal suo stesso nome. Alcuni, sulle ali della suggestione e della fantasia, vorrebbero cercare nell’onomastico del borgo quello dell’illustre poeta e drammaturgo latino Gneo Nevio (275-201 a.C.), originario della Campania. Ma è più probabile che il nome di Neive indichi semplicemente la famosa gens romana Naevia o Naevii. E di tracce romane il luogo è assai ricco, con ritrovamenti di lapidi e necropoli latine. Basti inoltre ricordare che, dove sorge l’attuale Neive Borgonuovo un tempo passava un’arteria dell’antica Emilia Scauri, importante arteria stradale romana che partendo da Vado Ligure giungeva fino a Tortona.
Le vie Romane delle Langhe
Via Emilia Scauri La via Emilia Scauri fu iniziata nel 109 a.C. dal console Emilio Scauro e doveva collegare la costa ligure con Tortona e la pianura padana per poi giungere fino a Luni, colonia romana nella punta estrema della Liguria di Levante. Era la via che attraversava il Piemonte meridionale, sulla quale si trova ancora oggi Acqui Terme. Un ramo importante dell’Emilia Scauri, piegando verso la Francia passava proprio per la Valle Tinella e Neive, per poi proseguire attraverso Alba fino a Pollenzo ed oltre. La misteriosa Magistra Langarum Secondo alcune testimonianze medioevali un’altra diramazione della via Emilia Scauri attraversava le colline delle Langhe dalla Liguria fino ad Alba, passando per Cairo Montenotte e Cortemilia. Si tratterebbe della famigerata «via Maestra», o «Magistra Langarum», di cui non sono rimaste tracce evidenti. Ma che ancora oggi suscita la curiosità di studiosi e appassionati, che con ostinazione e passione sono andati alla ricerca del suo antico percorso. Dalle poche tracce rinvenute tuttavia, vista la conformazione della strada (adatta più all’incedere del mulo che a a quello del carro) e il suo percorso (che affronta i dossi delle colline e costeggia i fiumi), oggi si tende a crede che la Magistra Langarum fosse una strada di origine medioevale, più che romana. I Romani infatti costruivano larghe strade in pianura, adatte al transito del carro, non avendo paura di valicare i fiumi con ponti in pietra e marmo qualora lo ritenessero opportuno. «Ab exitu poderi albensium usque ad mare» Altra via che attraversava le Langhe e che oggi interroga gli studiosi è la direttiva che viene indicata con il nome di «strada che da Alba porta al mare». Di questo antico tracciato si hanno solo testimonianze medievali, che ne indicano anche il percorso: «ab exitu poderii Albe usque Carcheras, silicet per Arguellum, Gorçenium et Melexium»[1]. La strada dunque prendeva l’abbrivio da Alba e passando da Diano e Montelupo, raggiungeva Gorzegno attraverso Cravanzana. Per poi giungere sulla costa ligure attraverso Millesimo (Milexium) e Carcare (Carcheras). Che l’itinerario potesse anche essere più vetusto, potrebbero indicarlo resti romani, ritrovati proprio lungo questa via a Diano, Arguello, Sinio, Albaretto e Cravanzana.
Il Medioevo: Neive al centro delle contese fra Alba ed Asti
Ma la storia di Neive è soprattutto storia di contese fra i suoi maggiori vicini: Alba ed Asti, che la disputarono a lungo per la sua posizione dominante le colline, il fiume e la pianura. Così la storia Medioevale di Neive è punteggiata di scontri più o meno cruenti fra le due contendenti, che fecero e disfecero castelli e mura nella parte più alta del borgo. La torre campanaria che svetta sulla cima di Neive, ad esempio, fu voluta nel 1217 da Asti a presidio e difesa del borgo, quando molti nobili e signori del luogo giurarono fedeltà alla parte di Asti. La pace fra Astigiani e Albesi fu infine stipulata nel 1223, con una sorta di permuta: Alba riceveva il controllo completo di Barbaresco, comune limitrofo, riconoscendo Neive come dominio unico di Asti.
La rievocazione storica della Pace e il Palio di Alba
I trattati del 1223 sono un’importante segno di conciliazione tra due città da sempre rivali: Alba ed Asti. Rivalità e competizione che ancora oggi vengono ricordate attraverso il Palio. Alba infatti, per schernire la più rinomata corsa con i cavalli di Asti, stabilì che sul suo suolo si gareggiasse con gli asini, animale simbolo della stupidità ottusa. Il palio degli asini Secondo Guglielmo Ventura (1250 – 1325), cronista astigiano tardomedievale, il Palio degli Asini fu istituito ad Alba dopo la terribile sconfitta del 1275, quando Asti giunse fin sotto le porte della città devastando il contado. Qui, in scorno agli abitanti di Alba, le truppe di Asti corsero un Palio con cavalli attorno alle mura. Cui Alba, per dimostrare di non essere vinta, replicò schierando gli asini. La rievocazione storica I trattati del 1223, sebbene infranti non molto tempo dopo, furono il momento di massima vicinanza fra le due grandi rivali. Che attraverso alcuni patti successivi decisero addirittura di consorziarsi in un solo Comune, imponendosi leggi di reciproca convivenza. Durante la rievocazione storica che accompagna il Palio di Alba, momento fondamentale è proprio quello della stipula dei trattati pace: due distinti signori in qualità di rappresentanti dei comuni, Giacomo del Popolo per Alba e Teobaldo per Asti, si scambiano le promesse di pace e fedeltà alla presenza dei Canonici Regolari di Mortara, allora i reggenti della parrocchia di San Pietro di Neive. Il borgo di Neive così, campo di tante battaglie fra i due comuni, veniva riconosciuto come importante terreno su cui stipulare la pace.
Francesi e Spagnoli
Dopo il bellicoso periodo Medioevale, nel 1387 Neive fu ceduta come dote di Valentina, figlia di gian Galeazzo Visconti, al duca d’Orleans, che la tenne fino al 1512. Da qui passò al re di Francia, Francesco I e poi a Carlo V, il quale la donò a sua cognata, Beatrice di Portogallo, moglie del duca di Savoia. Così, all’altezza del 1530, padrone di Neive è Carlo III di Savoia, detto il Buono. È questo il periodo del lunghissimo scontro fra le corone di Francia e Spagna. Guerra che divise l’Europa intera in fazioni contrapposte. Anche il Piemonte fu a lungo conteso fra le due potenze: se Alba batteva bandiera spagnola, Neive restava sotto l’influenza francese, costretta a pagare e mantenere eserciti invasori. Fino a che, nel 1560, tornò stabilmente nelle mani dei Savoia sotto il regno di Emanuele Filiberto e suo figlio Carlo Emanuele I.
Sotto i Duchi di Savoia
Carlo Emanuele I , Neive divenne feudo assegnato al conte Vittorio Amedeo Dal Pozzo, già Marchese di Voghera e conte di Ponderano. Il quale assunse il titolo di primo conte di Neive, influenzando con la sua discendenza la vita cittadina fino al XX secolo. È questo il periodo degli “sgnuret” – i signorotti – di Neive. Che nel ’600\’700 scelsero Neive come loro dimora e l’abbellirono di splendidi palazzi barocchi e settecenteschi, restaurando e consegnando a Neive l’aspetto attuale. L’ultima contessa del Dal Pozzo, Maria Vittoria, andò in sposa al figlio secondogenito del primo Re d’Italia Vittorio Emanuele II, diventando per un breve periodo anche regina di Spagna.Durante l’epoca Napoleonica Neive fu occupata dal Bonaparte nella sua prima campagna d’Italia (1796). Ma con la Restaurazione fu poi restituita a Savoia che la condussero fino alla costituzione del Regno d’Italia Langa e Roero, nomi che evocano immagini di cordialità, di simpatia, di stare bene. E' un piccolo mondo antico dove le tradizioni non hanno da essere reinventate perché continuano a vivere. Basta fermarsi nei paesi e discorrere con la gente, ed entrare in trattoria per un'ospitalità che resterà impressa. Sotto la scorza dell'anima contadina a volte ruvida agli occhi del cittadino, gli abitanti di queste colline rivelano al turista che arriva, e sa capire, tesori d'umanità che nella fretta urbana si sono dispersi.Un itinerario tra Langa e Roero non ha bisogno di puntare verso una località in particolare; é piuttosto un viaggio nella memoria di una terra unica dove c'é da imparare e stupire a ogni angolo. La stagione regina, e più frequentata per ovvi motivi, é quella autunnale. Tuttavia, il visitatore curioso di nuovo, scoprirà un'altra Langa e un altroRoero di altrettanta suggestione, nei restanti mesi dell'anno. Nei giorni di caldo, il mare di vigne trafitto da un sole provenzale é spettacolodi grande effetto, e l'inverno offre opportunità per incontri straordinari nei paesi popolati da vignaiuoli capaci di raccontare storie che sembrano tratte dailibri di Pavese e Fenoglio. Venite a trovarci, lasciano intendere langaroli e roerini, e non avrete da pentirvi. Nel 1618, quando re dei Savoia era